martedì 16 marzo 2010

Chi specula sul bisogno di lavoro


Con un'interpellanza del febbraio 1997 (cioè sostanzialmente 14 mesi dopo l'insediamento dell'amministrazione Cosentino) l'allora movimento “Governo Comune” inaugurò una campagna secondo la quale i posti vacanti, nella pianta organica comunale erano addirittura 11, mentre l’amministrazione del tempo non voleva, chissà poi perché, procedere alle assunzioni.
Ad agosto del '98 il movimento diffuse anche un opuscolo dettagliato intitolato “Assunzioni: si continua a perdere tempo”. Proclamava Governo Comune: “gli undici posti di lavoro disponibili in Comune non hanno presentato, fino ad oggi, quel carattere di priorità che noi gli abbiamo riconosciuto e continuiamo a riconoscergli…”.

Chiuso il dissesto a fine 1999, e chiusa, ad aprile 2000, l'esperienza dell'amministrazione Cosentino, si inaugurò il decennio delle "priorità riconosciute": il programma di Primavera Andreolese del 2000, infatti, prendeva l'impegno, a pag. 5,


"per la copertura in tre anni di tutti i posti liberi e disponibili in pianta organica attraverso assunzioni a tempo indeterminato e comunque, per quelli a tempo determinato, mediante il ricorso all'ufficio di collocamento...".
Cinque anni dopo, queste parole avevano già rivelato la loro natura di demagogia al vento: senza problemi di dissesto, ed essendo intervenuti diversi pensionamenti, se la panzana dei posti vacanti in pianta organica fosse stata una cosa seria, il loro numero sarebbe addirittura aumentato. Viceversa, di "posti disponibili" nel programma di Primavera Andreolese del 2005 non c'è traccia. Appare invece, al capitolo "lavoro" (pag. 3) la fantastica "Mirabilandia", la città dei giochi da realizzare accanto al Villaggio Sant'Andrea.

Oggi, mentre rifanno lo stesso giro, basterebbe questa storia per dare un giudizio definitivo sul loro modo di intendere e fare la politica. Sulla loro arrogante strategia, spinta fino alla speculazione più triste, quella fatta su un diritto e un bisogno fondamentale come il lavoro. E basterebbe guardarli in faccia, dopo dieci anni, e ricordare. Rendersi conto di esser stati presi per i fondelli, e insultati. Una volta, due volte, più volte. Troppe volte.