mercoledì 19 maggio 2004

Partecipazione? Due esempi...


1° esempio 
Con enfasi littoria, il sindaco, e il capogruppo Commodari, annunciano che il bilancio preventivo 2002, "per garantire la partecipazione", sarebbe stato redatto "in piazza", "con la gente". La parola d'ordine è una, e una sola: partecipare!
A tale scopo viene indetta un'assemblea popolare, nella Delegazione in Marina, il 24 febbraio 2002. Peccato però che il bilancio in questione fosse stato approvato dalla Giunta già il 20 di febbraio, con delibera n. 23. Cioè le scelte si fecero tenendo conto delle "proposte avanzate"...quattro giorni più tardi!
Per evitare questi disguidi, e non dover più ricorrere alla divinazione (considerata anche la monotonia ripetitrice dei "bilanci" che verranno), tale esperimento non sarà ripetuto. Il sindaco tenterà solo di smerciare, ancora una volta, una modalità un pò più comoda per tutti: "Manderò a casa di ogni cittadino copia del bilancio di previsione approvato questa sera" (Consiglio comunale del 19 maggio 2004). Naturalmente poi non arrivò alcunché, a casa di nessuno. Ma si trattò di risparmiare carta: nessuno aveva più voglia di...previsioni! 

2° esempio
Lunedì 8 luglio 2002 si tiene, all’insaputa di tutti, un Consiglio comunale importante. L’amministrazione non ha convocato i cittadini, e non ha affisso manifesti di avviso. Motivo? Quella volta non volevano essere ascoltati! Bisognava fare in modo che il minor numero di persone possibile assistesse ad una figuraccia: quella che toccava fare ad un’amministrazione pronta a modificare, in seduta ben chiusa,  una delibera approvata solo una settimana prima, il 30 giugno, in seduta strombazzata e aperta al pubblico.
Viene in mente un celebre passo della malinconica lettera di Francesco Mirarchi, costretto a cedere il passo al settimo dei non eletti (vedi post con data 28.06.98): "...dissero che dell'opinione pubblica se ne infischiavano, per non usare altro termine..."
Il 30 giugno si era discusso, erano stati accolti due interventi dal pubblico, e si era deliberato. Subito dopo la maggioranza, che aveva votato compatta, si era precipitata a cambiare il deliberato stesso fuori dall’aula del consiglio.
I più informati dicono che il leader maximo Commodari impose, per l'ennesima volta, il proprio diktat. Di sicuro ci furono, fuori dal municipio, lunghe e rabbiose dispute notturne, e, a "botteghe oscure", lunghe e rabbiose riunioni diurne.
"Ci abbiamo riflettuto meglio", scrissero nella bozza di delibera per la settimana dopo. E la maggior riflessione, si sa, è la chiave per arrivare alla sapienza.

Di sicuro, al di là del riso amaro, e di qualsiasi esempio, rimane il fatto che Primavera Andreolese, fin dagli esordi, ha sempre messo a punto le sue strategie (parlare di "decisioni", cioè di un'attività comunque rivolta agli interessi pubblici, sembra, dopo questi dieci anni, davvero troppo) bene al chiuso, lontano da ogni consiglio, e da ogni assemblea. Con buona pace di tutta la retorica profusa, e della ben nota, nauseante, propaganda.
Sic transit gloria consiliarum comunalarum apertarum!