martedì 30 marzo 2010

30 marzo


Sant'Andrea, 30 marzo 2010, ore 10.00



 
"Tutti i sistemi, piccoli o grandi, non fondati sulla giustizia, possono sembrare invincibili, ma alla fine, immancabilmente, crollano. E' crollato l'impero dei mongoli, quello romano, il nazifascismo...crollerà, vedrete, anche l'Unione Sovietica. Figuriamoci se non crollano i piccoli regimi di paese..." (Carmelo Mandia, filosofo e teologo torinese, 1983)

venerdì 26 marzo 2010

Le migliori del decennio

Ideato, ma non voluto
"Il depuratore consortile...non siamo stati noi a pagarlo, ma noi siamo stati i promotori di quest'idea..." (Maurizio Lijoi, comizio in piazza Castello 20 luglio 2002)

"Intanto non accetto che mi si riconsegni una macchina (il depuratore consortile N.d.A.) che non ho voluto, ma soprattutto che non funziona..." (Maurizio Lijoi, "Il Domani" 12 gennaio 2008)

 Convento Liguorini
"C'è il rischio che il convento sia trasformato in struttura extra-ospedaliera...come amministrazione non siamo disponibili a questa soluzione" (Maurizio Lijoi, assemblea in Marina 23 marzo 2003; "Il Domani" 28 marzo 2003)

"Abbiamo agevolato la creazione di questa struttura che darà lavoro..." (Maurizio Lijoi, Consiglio comunale 24 ottobre 2003)

Pratiche avviate
"Ho avviato la pratica, come assessore delegato al ramo, per l'acquisizione della 'Piccola' delle FF.SS. per farne un centro sociale per anziani..." (Pino Stillo, assemblea pubblica 31 gennaio 2001)

Campo di calcio
"L'inizio dei lavori per il nuovo campo di calcio avverrà entro il mese di agosto" (Cristian Cosentino, Telesoverato, 6 giugno 2004)

"Il campo sportivo sarà realizzato negli spazi retrostanti la palestra; in questa direzione il C.C. ha già modificato la convenzione con la I.M.I.S. s.r.l., proprietaria del Villaggio Sant'Andrea" (Maurizio Lijoi, FMC 22 marzo 2005)

"Obiettivo strategico...la costruzione del nuovo campo sportivo comunale, nei pressi della palestra" (Programma Primavera Andreolese 2005, pag.9)

"...e la costruzione del nuovo campo di calcio, in Via A. Campagna, sulle aree di proprietà comunale..." (Programma Primavera Andreolese 2010, pag.5)

"Intendiamo organizzare un incontro di calcio (tra Catanzaro e Crotone) in occasione dell'inaugurazione dello stadio di Sant'Andrea che da qui a poco sarà costruito" ("Il Quotidiano" 30 agosto 2005)

Campus
"Sarà necessario, perciò, prevedere la realizzazione di un nuovo Istituto Professionale; posizionando, accanto ad esso, gli altri Istituti Scolastici [...] Palestra e Campo di Calcio... al fine di realizzare un vero e proprio "campus" studentesco di elevata qualità comprensoriale" (Programma Primavera Andreolese 2000, pag.2)

Carovane
"E' nostra intenzione organizzare carovane di tifosi per seguire le partite casalinghe del Crotone, ma siamo pronti anche a partecipare alle trasferte più importanti..." (Pino Stillo, "Il Quotidiano" 30 agosto 2005, inaugurazione del club del Crotone)

Eolico
"Occorre sviluppare la produzione di energia solare ed eolica" (Pino Commodari, "Gazzetta del Sud" 19 ottobre 2003)

Terriccio e crema
"...Nel nostro mare...non c'è assolutamente nessun inquinamento. L'ASL e la Prefettura hanno assicurato, dopo un prelievo, che si tratta di terriccio proveniente dai lavori del porto di Badolato..." (Maurizio Lijoi, comizio in piazza Castello 20 luglio 2002)

"...Non c'è assolutamente nessun inquinamento: la colpa è delle creme solari..." (Maurizio Lijoi, 3 settembre 2009, notizia dalla stampa locale ripresa dal blog "spiaggiadisantandrea")

Programmazione
"fino a prova contraria l'anno non finisce oggi. Per la programmazione c'è tempo fino alla mezzanotte del 31 dicembre..." (Pino Stillo, Consiglio comunale del 28 dicembre 2000)

Sportelli
"Abbiamo aperto lo sportello famiglia, con avvocato, psicologa, ecc. Attraverso questo sportello è stato possibile affrontare numerose problematiche..." (Maurizio Lijoi, comizio in piazza castello 20 luglio 2002)

Internazionalismo
"E' importante non chiudersi nei confini del proprio comune. Così ci siamo preoccupati dei problemi di Porto Alegre e ci siamo occupati del conflitto in Medio Oriente..." (Maurizio Lijoi, comizio in piazza castello 20 luglio 2002)

Politica estera
"Non condividiamo la decisione anglo-americana di attaccare l'Iraq..."
(Christian Cosentino, "Il Domani" 28 marzo 2003)

Lungomari
"Stiamo mettendo in atto la sistemazione e realizzazione del lungomare..."
(Pino Commodari, "Il Domani" gennaio 2006)

"E' vero che di lungomare stiamo discutendo per rendere fruibile questo tesoro ambientale..., ma la fase è ancora quella dell'elaborazione delle idee..."
(Maurizio Lijoi, "Il Domani" 29 marzo 2007)

"Per il lungomare sono stati assegnati i fondi P.I.T. per 240.000 euro..." (Maurizio Lijoi, FMC 22 marzo 2005)

Opere
"Abbiamo realizzato, fino ad oggi, 40 opere pubbliche di un certo rilievo..." (Maurizio Lijoi, Consiglio comunale del 16 marzo 2004)

Miliardi
"Abbiamo speso, per opere pubbliche già realizzate, ben 24 miliardi di vecchie lire..." (Maurizio Lijoi, Consiglio comunale del 19 maggio 2004)

Mirabilandia
"Una grande opportunità sarà la realizzazione nella fascia sottoferrovia, compresa tra la Via Lucifero e il Villaggio Sant'Andrea, di una Città dei Giochi, una piccola Mirabilandia, unica sulla fascia ionica." (Programma Primavera Andreolese 2005, pag.4)

Regali
"Il progetto della sistemazione del fosso Cupito l'ha fatto il Comune e poi lo ha regalato al Genio Civile" (Maurizio Lijoi, Consiglio comunale del 16 marzo 2004)

Evangelo
"Questa maggioranza ha deciso di dire ai cittadini: 'bussate e vi sarà aperto'..." (Pino Stillo, Consiglio comunale del 27 settembre 2001)

mercoledì 24 marzo 2010

Acquacoltura. L'affaire Montesi


Nei comizi di questi giorni risentiamo i tribuni di Primavera Andreolese dissertare, con la consueta onestà intellettuale, di acquacoltura.
Facciamo un passo indietro, per impedire, come al solito, che sia consegnata alla memoria solo una parte della "storia", quella gradita a lor signori.

Rispetto alla questione acquacoltura, l'ultimo ricordo  consentito dall'agiografia ufficiale risale al 1997, e contempla Pino Stillo e Pino Commodari mentre strepitano contro l'acquacoltura, citando De Gregori, in piazza e dalle pagine del Foglio di Militanza Comunista (cfr. FMC 25.05.97 pagg. 4/5). 
Eppure, costoro non sono esattamente gli ultimi arrivati, il "rinnovamento che avanza": la loro carriera di amministratori, al lavoro per il nostro bene, inizia ventidue anni or sono, con la lista della "Tromba". Eletti con quella lista, nel maggio 1988 (sindaco Samà), saranno vicesindaco il primo (fino alla cacciata, per lotta intestina), e assessore alle finanze (cioè al dissesto) il secondo.
Ma cosa c'era scritto, nel programma della "Tromba", a pag. 5, nel 1988? Ecco il riquadro originale:


"Riteniamo di grande utilità l'attuazione dell'impianto di acquacoltura prevista nel PRG...risposta concreta ai problemi dell'occupazione...S.Andrea punto di riferimento..." ecc.
Bisognava dunque fare l'acquacoltura, non verso Alaca come poi è stata fatta, ma direttamente al Vallone di Bruno, e non per opera di una cooperativa.
Chi era, allora, il benefattore che aveva proposto al Comune, perché fosse incardinato nel P.R.G., un progetto così convincente da essere considerato "risposta concreta ai problemi dell'occupazione", e come tale recepito nel programma della Tromba per le nuove elezioni del 1988? Ecco l'organigramma, preso dalle carte mandate allora al Comune:


Ed ecco la promessa, il pronostico, la buona novella: 29 assunzioni a tempo indeterminato, e 23.000 giornate annue a tempo determinato:


Se molte suggestioni di questo disegno suonano familiari, e ricordano da vicino il protocollo d'intesa e il correlato progetto preventivo di oasi naturalistica siglato tra Amministrazione comunale e Legambiente nell' aprile 2007 ("...Oltre che dalla famiglia Montesi, proprietaria della superficie interessata dal progetto di istituzione di area naturalistica, l’idea è sostenuta dall’amministrazione comunale di S. Andrea Apostolo dello Jonio, Legambiente ed Aiab [...] le ricadute occupazionali potranno essere comunque significative, in particolare si prevede l’impiego di guide storico-naturalistiche...corsi di formazione professionale...possibile costituzione di una Cooperativa..." eccetera eccetera) è perchè i protagonisti sono sempre loro: certi "amministratori", ieri trombettisti oggi primaveristi, da una parte, e la famiglia Lucifero/Montesi dall'altra. In un intreccio ormai antico, che agli andreolesi è costato caro, come sa bene chi si ricorda del cavalcavia realizzato al Vallone di Bruno al posto del sottopasso Cupito (per il quale le Ferrovie chiesero i danni al Comune), del capannone della “Sentinella” dei Lucifero, e del disastro (accettato senza battere ciglio) del taglio di migliaia di ulivi secolari ad “Unusa” e a “Taverna”. Un intreccio infine, e questo è solo uno dei paradossi, fattosi assai stretto, come si vede dalle carte, proprio nel periodo in cui si stavano arbitrariamente occupando i famosi 113 mila mq di terreno, quando fare tempestivamente il proprio dovere di amministratori, invece di ammiccare a questi disegni, avrebbe forse reso inutile la farisaica chiamata a un sit-in di protesta in costume da bagno vent'anni dopo.

Noticina finale: come faccio io ad avere queste carte? Risposta: le ho perché me le diedero loro, chiedendomi di parlarne alla Festa dell'Unità, in Marina, il 13 agosto 1988. Moderava il dibattito Cesare Ranieri. C'erano seduti accanto a me Vittoria D'Alò, Sergio Genco, Mimmo Frustagli, il sindaco Samà.  Credevano che avrei esclamato, assieme a loro, "Viva Montesi"! Invece dissi che restava "aperta la questione del latifondo, legato alla nostra storia come un tacco di oppressione e sfruttamento sul collo della nostra gente", e che "non potevamo dimenticare".
Don Primo Mazzolari ha scritto che chi non è rivoluzionario a vent'anni è senza cuore, ma, dopo i trenta, si rischia di essere senza testa. Io nel 1988 avevo ventidue anni, e, forse, un grande cuore. Però non mi hanno abbindolato. Neanche allora.

martedì 23 marzo 2010

Bocciati!



Programma elettorale di "Primavera Andreolese" del 2000, pag. 4:
"[...] è necessario...il completamento della sistemazione di Via Cassiodoro...con realizzazione di un campo di bocce..."

Programma elettorale di "Primavera Andreolese" del 2005, pag. 7:
"[...] rione Cassiodoro con la realizzazione in corso di un campo di bocce..."

Programma elettorale di "Primavera Andreolese" del 2010, pag. 9:
"[...] rione Cassiodoro (Largo degli Argagnari) con la realizzazione in corso di un campo di bocce..."

la "realizzazione in corso":


giovedì 18 marzo 2010

Caserma: detto...fatto!


Quando la caserma dei carabinieri riprese a "scivolare", nel gennaio del 2009, il sindaco si ricordò, dopo 8 anni e mezzo, che in quella zona, i gabbioni del 1951, spazzati via dall'alluvione 2000, non erano mai stati risistemati:



Certo, ormai era tardi per spendere meglio almeno parte del mare di soldi impiegati per collocare, tra l'altro, scale, rivestimenti, stradelle, recinzioni, aiuole, piazzette, pavimentazioni e lampioni, prima al Ciucero e poi al Ferraro. In ogni caso, egli si era lanciato nelle sue solite rassicurazioni (la fonte è sempre Santandreablog):

"la frana cammina e va fermata subito e definitivamente..." (24 gennaio 2009)

"partiremo subito con una verifica della situazione, poi daremo il via ai lavori" (9 febbraio 2009)

Come tutti sanno, passato un altro anno, questa è la conclusione:



Trattasi di trasferimento, si confida, "temporaneo". Ma gli andreolesi, di trasferimenti "temporanei", cominciano ad avere una discreta esperienza:

 

La proposta è di istituire, coll'ovvio patrocinio dell'amministrazione, una nuova solennità andreolese: il 18 febbraio quale "Giorno del trasferimento temporaneo". Un'altra occasione di festa, mentre scivoliamo, non guasterebbe.


mercoledì 17 marzo 2010

Dieci anni di alluvione

 
Cronologia essenziale di un'alluvione durato 10 anni:

1. Il 9 settembre del 2000 si abbatte sul nostro comprensorio un'alluvione tremenda, che provoca ingenti danni e diverse vittime;

2. Il 12 e il 19 settembre, attraverso due interviste rilasciate a TeleJonio, il vicesindaco di Sant'Andrea chiede un aiuto di almeno 20 miliardi per i danni subiti dal nostro comune;

3. A ottobre del 2000, Maurizio Lijoi (sorvolando sul suo essere sindaco già da un semestre, e sull'estate da poco passata in suoni e balli), pubblica su andreolesi.com  un dettagliato resoconto dei danni ingenti causati a Sant'Andrea "alle famiglie, agli agricoltori, alle attività commerciali...", precisando, tra l'altro, che  "i fossi e torrenti quali il fosso Cupido, il torrente Bruno ed il fosso Mirarchi...versavano in stato di abbandono...I tre fossi hanno provocato l'allagamento del Centro abitato di S.Andrea Marina...Sono state asportate le opere di difesa (briglie e muri) in località Cerasia, Liforusa, Regina, Macca, Ferraro...";

4. il 17 marzo 2001 si apprende dal sindaco, in consiglio comunale, che  la Regione Calabria, nel “rimodulare” i fondi per l’emergenza alluvione, ha sottratto a Sant'Andrea la somma già assegnata di £. 6,5 miliardi. Il vicesindaco ipotizza, quale motivo di questa rimodulazione, un articolo apparso su “Il Quotidiano” del 1 febbraio a firma di Pino Commodari, all'epoca segretario provinciale di Rifondazione, il quale, denunciando una spartizione clientelare ed elettoralistica dei fondi per l’alluvione, aveva definito l’assessore ai LL.PP. ed il presidente della Regione “duo pontieri Chiaravalloti-Misiti”.

5. Il 1° settembre 2001 si svolge, a Soverato, una “Conferenza dei servizi” fra i sindaci del comprensorio e le autorità provinciali e regionali, per fare il punto della situazione ad un anno dall’alluvione. Il sindaco di Sant'Andrea, e il suo capogruppo Commodari, inscenano una protesta contro le autorità presenti alle quali rimproverano di avercela con Sant’Andrea per avergli assegnato solo 4,5 miliardi dei 28 richiesti. L’Assessore regionale ai LL.PP. Misiti, dopo essersi sincerato dell'identità dei due ospiti protestatari, prende il fascicolo di Sant’Andrea ed inveisce contro il sindaco, unico della zona a non averlo mai importunato con richieste di alcun genere, dicendogli che non ha titolo per lamentarsi in quanto totalmente inadempiente, sia per quanto riguarda i progetti delle opere finanziate, sia sulle richieste dei danni alluvionali da parte dei cittadini. Dopo un collerico intervento, entrambi sono invitati a lasciare la sala, cosa che fanno senza indugio, tra lo sbalordimento (e qualche risatina) dei molti amministratori della zona presenti; 

6. La minoranza di Civitas ritiene necessari interventi diffusi, a cominciare dalla sistemazione di tutti i fossi che attraversano l'abitato, e offre la propria disponibilità a collaborare per valutare assieme le priorità su cui intervenire con il finanziamento assegnato. Primavera Andreolese respinge l'offerta di collaborazione: unico caso nel comprensorio, è la sola Giunta a decidere di intervenire (e come intervenire) al "Ciucero" e al "Ferraro";

7. Il 7 settembre 2004 dalla Regione giunge al sindaco un ulteriore sollecito a voler finalmente istruire le pratiche per i contributi ai privati che hanno subito dei danni. Si rivelerà vano e senza esito;

8. Per le elezioni del 2005 il programma di Primavera Andreolese assicura, a pag. 7, "massima attenzione per la raccolta e smaltimento acque del quartiere Mirarchi, al fine di evitare che si ripeta quanto accaduto con l'alluvione del 2000...";

9. Il 21 aprile 2007 la "Gazzetta del Sud" annuncia per Sant'Andrea un finanziamento regionale di 1.075.000 euro. Il 24 aprile su "Il Domani" si precisa che l'amministrazione utilizzerà questi fondi "nella bonifica dei torrenti Alaca e Salubro, ma con interventi anche sul fosso Cupido che attraversa il centro abitato di Sant'Andrea marina". Il 5 settembre 2007 un articolo di Teresa Aloi su "Il Quotidiano" afferma che la Giunta comunale guidata da Maurizio Lijoi ha approvato un progetto che prevede, con il 1.075.000 euro, lavori di risanamento per Alaca e Saluro "nonché la sistemazione della vecchia strada Borbonica". "La realizzazione di quest'opera - afferma il capogruppo di Primavera Andreolese Pino Commodari - è la dimostrazione dell'attenzione e della sensibilità che quest'amministrazione possiede nei confronti dell'ambiente e soprattutto conferma la sua grande progettualità";

10. Ad agosto 2008 la situazione dei fossi è peggiorata. Il Cupito in particolare, occupato da canneti, alberi, sabbia e vegetazione, in base alle verifiche della Regione, come riporta la stampa locale, è una zona ad altissimo rischio, anche per l'incolumità delle persone;

11. il 5 settembre 2008, dopo una raccolta di firme di cittadini esasperati, il sindaco fa sapere alla stampa locale che già il 30 maggio ha chiesto al consorzio di bonifica un intervento di pulizia del Cupito; il 13 di settembre annuncia che, in virtù di un sollecito, dovrebbe essere avviata la pulitura;

12. il 13 gennaio 2009, dopo l'ennesimo nubifragio, si fanno le stime dei danni. Il blog Spiaggiadisantandrea parla di "disastro annunciato". La caserma dei Carabinieri comincia a muoversi verso il basso: ci si ricorda che i gabbioni di contenimento sono stati spazzati via nel 2000 e mai risistemati;

13. Settembre 2009: in località “Mirarchi” di nuovo cantine e seminterrati allagati e fango dappertutto, così come in località Fego. Diversi esercizi commerciali e magazzini sulla statale 106 si riempiono di detriti. I fossi Carenci e Quadro invadono la statale. Nel centro storico manca l’elettricità. Il Cupito scavalca il muretto del pontino ed invade la 106, inondando poi anche la linea ferroviaria. La spiaggia si riempie di arbusti, canne ed oggetti di ogni tipo;

14. Febbraio 2010: si sgombera la caserma dei Carabinieri;

15. Marzo 2010: viene pubblicato il programma di Primavera Andreolese per le imminenti nuove elezioni che prevede, tra le altre cose, "una razionale ed efficiente condotta di convogliamento delle acque piovane che scaricherà nel Cupito...la massima attenzione, anche, per la costruzione di un nuovo canale di raccolta e smaltimento delle acque piovane provenienti dalla parte alta del quartiere Mirarchi, che dovranno essere convogliate direttamente nel torrente Bruno...". Siamo tutti più tranquilli. 

martedì 16 marzo 2010

Chi specula sul bisogno di lavoro


Con un'interpellanza del febbraio 1997 (cioè sostanzialmente 14 mesi dopo l'insediamento dell'amministrazione Cosentino) l'allora movimento “Governo Comune” inaugurò una campagna secondo la quale i posti vacanti, nella pianta organica comunale erano addirittura 11, mentre l’amministrazione del tempo non voleva, chissà poi perché, procedere alle assunzioni.
Ad agosto del '98 il movimento diffuse anche un opuscolo dettagliato intitolato “Assunzioni: si continua a perdere tempo”. Proclamava Governo Comune: “gli undici posti di lavoro disponibili in Comune non hanno presentato, fino ad oggi, quel carattere di priorità che noi gli abbiamo riconosciuto e continuiamo a riconoscergli…”.

Chiuso il dissesto a fine 1999, e chiusa, ad aprile 2000, l'esperienza dell'amministrazione Cosentino, si inaugurò il decennio delle "priorità riconosciute": il programma di Primavera Andreolese del 2000, infatti, prendeva l'impegno, a pag. 5,


"per la copertura in tre anni di tutti i posti liberi e disponibili in pianta organica attraverso assunzioni a tempo indeterminato e comunque, per quelli a tempo determinato, mediante il ricorso all'ufficio di collocamento...".
Cinque anni dopo, queste parole avevano già rivelato la loro natura di demagogia al vento: senza problemi di dissesto, ed essendo intervenuti diversi pensionamenti, se la panzana dei posti vacanti in pianta organica fosse stata una cosa seria, il loro numero sarebbe addirittura aumentato. Viceversa, di "posti disponibili" nel programma di Primavera Andreolese del 2005 non c'è traccia. Appare invece, al capitolo "lavoro" (pag. 3) la fantastica "Mirabilandia", la città dei giochi da realizzare accanto al Villaggio Sant'Andrea.

Oggi, mentre rifanno lo stesso giro, basterebbe questa storia per dare un giudizio definitivo sul loro modo di intendere e fare la politica. Sulla loro arrogante strategia, spinta fino alla speculazione più triste, quella fatta su un diritto e un bisogno fondamentale come il lavoro. E basterebbe guardarli in faccia, dopo dieci anni, e ricordare. Rendersi conto di esser stati presi per i fondelli, e insultati. Una volta, due volte, più volte. Troppe volte.

martedì 9 marzo 2010

La vera fine dei contributi postalluvione


Ecco un interessante documento che spiega perché, solo a Sant'Andrea, tra i tanti comuni colpiti dall'alluvione del 2000, i cittadini danneggiati non hanno avuto un centesimo.
Naturalmente, i paladini del buongoverno si sono..."dimenticati" di renderlo pubblico. Tuttavia, in nome della santissima trasparenza, si potrebbe adesso stamparlo da qui, e regalarne una copia a tutti quelli che avevano fatto domanda:


"La S.V. - scrivono dalla Regione al sindaco - ha comunicato che avrebbe provveduto [...] a tutt'oggi...non è ancora pervenuta alcuna nota di riscontro..." ecc. ecc. 
La nota assegnava ancora ulteriori trenta giorni, e si chiudeva comunque con una dichiarazione esplicita di disponibilità "per ogni eventuale possibile collaborazione" in caso di istruttorie ancora in corso.

Andò a finire......come sempre!


domenica 7 marzo 2010

Excusatio non petita...

  



domenica 28 febbraio 2010

Cartelli...


... musica e canto nella Calabria magnogreca e luoghi della memoria etnografica? Qualsiasi cosa sia .....

domenica 21 febbraio 2010

Dynasty


Da "Elpis" n.21 del 23 marzo 2008:


lunedì 25 gennaio 2010

PD: Partito Disastrato


"PD: Partito Disastrato". Così titolava, qualche giorno fa, il "Fatto Quotidiano", giornale di Padellaro, Travaglio, e compagnia. Una definizione che sarebbe azzeccatissima nel nostro ambito locale, se tutta la faccenda legata al PD nostrano non fosse di per sè così patetica da risultare insignificante ben al di là del suo essere questione di sperdutissima periferia.
Cerchiamo comunque di ripercorrere la breve (e triste) storia di una sigla che, presumibilmente, sarà quella utilizzata per infinocchiare ancora una volta gli andreolesi.
Gli auspici non erano dei migliori fin dai primissimi esordi. A dicembre 2004 la stampa locale dava notizia di un congresso DS a Sant'Andrea "controcorrente rispetto alle altre sezioni del comprensorio" con la vittoria della mozione Mussi (illustrata da Sergio Genco) su quella Fassino per 25 a 4. Tra gli amministratori, Maurizio lijoi e Pino Stillo venivano eletti, o riconfermati, per far parte, assieme allo stesso Genco, del direttivo ("Il Quotidiano", 24 dicembre 2004).
L'11 febbraio 2007, sul nuovo giornale "Antares", Giuseppe Ammendolia si poneva una serie di intelligenti domande, e manifestava una serie di dubbi, tra l'altro sul perché non si fosse "già incominciato a promuovere all'interno dei partiti il pieno coinvolgimento dei giovani e delle donne"...per concludere che "fin quando saranno solo i vertici dei partiti a concedere questo spazio difficilmente vedremo un cambiamento del modo di fare politica..."
Di passaggio, sempre su "Antares", il 4 aprile 2007, Alessandro Dominijanni titolava "Congresso DS: quale futuro?", e nel dare notizia dell'ultimo congresso DS andreolese (con la nuova vittoria "in controtendenza": Mussi-Fassino = 19-3) già intonava il de profundis al nascituro PD "che di sinistra e di socialista avrà poco o niente".
Il voto ripetuto in controtendenza, e tanti altri segnali di questo tipo, non erano certo dovuti a coincidenze o libere riflessioni. Tutto lascia pensare che i maggiorenti avessero già deciso le future strategie. Pino Commodari consegna al suo "Foglio di Militanza Comunista" del 23 aprile 2007 i suoi desiderata e il suo sollievo:



"Fortunatamente non ha goduto di grandi entusiasmi e adesioni...ciò lascia ben sperare per il futuro della stessa amministrazione comunale...scampato pericolo...ci stiamo attrezzando a mantenere, nel rinnovamento più radicale, l'attuale coalizione..."
A parte il lapsus del "rinnovamento più radicale", e quello che gli fa dire "coalizione" invece di "potere", il messaggio, e la strategia, sono chiari: chi venisse senza essere convinto del dogma dell'immacolata preziosità dell'amministrazione sarebbe un "destabilizzatore".
Assistiamo dunque, nei mesi seguenti, allo spostamento dei pezzi grossi dell'amministrazione in Sinistra Democratica. In questo periodo viene organizzato un incontro pubblico con Nuccio Iovene nella sala consiliare, ed è possibile vedere il sindaco di Sant'Andrea seduto in prima fila assieme al suo vice, in incontri che Sinistra Democratica tiene nel comprensorio e che vengono ripresi da TeleJonio.
Un quadro drammatico di questa situazione lo offre sempre Giuseppe Ammendolia, futuro segretario PD. Ancora su "Antares", il 24 giugno 2007, in un lungo articolo significativamente intitolato "in mezzo al guado" (nel riquadro) rendiconta che "la maggior parte degli iscritti ha aderito alla mozione Mussi e partecipato alla costituzione di...Sinistra Democratica. Il partito perde la parte più rappresentativa dei suoi componenti, cioè il segretario, molti dirigenti e tutti gli appartenenti all'amministrazione comunale.."

"Lo scenario - prosegue Ammendolia - poteva essere ancora più desolante  se alcuni esponenti del vecchio 'Correntone' non si fossero all'ultimo momento e inaspettatamente ricreduti..."
Cosa era successo? Semplicemente un "contrordine compagni". I grandi strateghi si accorgono che questo spostamento in massa verso un movimento all'inizio sopravvalutato, comporta una perdita di terreno, e rischia di lasciare troppo spazio a chi si ostina a ritenere che quella attuale sia una delle peggiori amministrazioni comunali della storia repubblicana. Inoltre, mentre il PD, fuori da Sant'Andrea ombelico del mondo, comincia a prendere forma per davvero, rischia di venir meno la sigla privilegiata per far finta di fare politica e buona politica. Così scatta, progressivo e disinvolto, l'ennesimo "contrordine compagni", simile a tanti già visti. Il sindaco, con la "scioltezza" che lo contraddistingue, tiene un comizio in piazza: si presenta come socio fondatore del PD della prima ora, e informa anzi che è lui che deciderà a chi sarà o non sarà consentito di entrare. I militonti che diffondono il verbo per strada vengono immediatamente indottrinati: di "equivoco", non di "contrordine", si tratta: Mussi non aveva spiegato che voleva fare una scissione! E che diamine, le scissioni non si fanno: extra ecclesiam nulla salus! La conclusione dell'articolo di Ammendolia, poi arruolato come segretario, ha il sapore di un triste presagio: "comunque vada sarà utile che il Partito democratico non venga considerato da qualcuno come terra di conquista...a scapito del nuovo corso...dovrà essere un partito plurale, con un nuovo modo di fare la politica caratterizzato da trasparenza e partecipazione dalla base, superando le ormai consolidate nomenclature di partito..."
Come finisce la storia? Basta leggere l'articolo apparso sulla "Gazzetta del Sud" il 23 gennaio scorso:


"senso di responsabilità", "gesto forte" per dare una "scossa", "condizioni per proseguire con 'maggiore serenità'", ecc. Insomma: peggio di Ciro Ferrara.
Per la "trasparenza", il "nuovo corso", il "nuovo modo di far politica", e il superamento delle "consolidate nomenclature", invece, aspettiamo la prossima volta!


sabato 9 gennaio 2010

Parole (e lamiere) al vento


Questo era l'annuncio del 28 aprile 2009, qui ripreso da SantandreaBlog, che vale la pena di leggere per intero: 
"L’obiettivo di lungo corso - raccontava lo spot - è quello di realizzare un Centro per il canto e per la musica popolare della Calabria magno-greca e luoghi della memoria etnografica” là dove adesso c’è la struttura della ex scuola media, in pieno centro storico. Per iniziare a rendere concreto questo progetto, al Comune di S.Andrea Jonio è stato concesso un finanziamento Apq di 500mila euro, con decreto del Dipartimento N. 8 Urbanistica e Governo del Territorio della Regione Calabria, N° 6642 del 24 aprile 2009, nell’ambito del bando pubblico per la selezione di interventi relativi a “Progetti Integrati per la riqualificazione, recupero e valorizzazione dei Centri Storici della Calabria” - Delibera Cipe 35/05 Apq “Riserva Aree Urbane” e Delibera Cipe 3/06 Apq “Emergenze Urbane e Territoriali”. Un bando al quale il Comune di S. Andrea ha partecipato assieme al Comune di Isca Jonio, San Sostene e Davoli, costituitisi per l’occasione in associazione di Comuni. Per gli altri paesi, i finanziamenti sono stati rispettivamente di 400mila euro per Isca e Davoli e di 430mila per San Sostene. Un totale, insomma, di un milione e 730mila euro. “Con questi 500mila euro – ha spiegato, estremamente soddisfatto, il sindaco Maurizio Lijoi, che ha seguito la pratica assieme all’assessore al turismo Christian Cosentino – potremo iniziare a recuperare quell’area urbana, realizzando un’opera importante per il nostro territorio, che va nella direzione di valorizzare il suggestivo borgo andreolese”. Il progetto complessivo – curato dall’ing. Francesco Papaleo – prevede il pieno recupero della struttura, con l’adeguamento degli spazi interni alle esigenze di quello che diventerà un vero e proprio centro al servizio della musica, anche con la realizzazione di un auditorium. Un’idea nata alla luce della presenza sul territorio andreolese di diverse associazioni che ruotano attorno al mondo della musica, popolare e non, che si muovono attraverso ricerche, manifestazioni e coinvolgono un numero sempre crescente di persone."

Non si tratta soltanto della consueta pubblicità ingannevole da cui siamo stati sommersi in questi anni (oasi naturalistiche, biblioteche interplanetarie, fiumare navigabili, lungomari a tre corsie, università dell'ambiente, accademie dell'olio ecc.). Non è solo l'ennesimo annuncio di fantomatici finanziamenti di cui non si vede poi l'esito. Sette mesi dopo questo spot, il "pieno recupero della struttura" è diventato una demolizione. Realizzata, a cantiere aperto, così:


Qui non siamo in un vicolo dimenticato e fuori mano. Siamo nell'unico punto ancora mezzo vivo del paese, nella piazza del municipio e delle scuole, del chiosco e del teatro. I bambini ci vanno a scuola e ci giocano di pomeriggio. I ragazzi più grandi ci passano le ore libere dopo cena. Lo hanno fatto anche in questi giorni di fortissimo vento, con questa roba sulle teste. Il sindaco, "estremamente soddisfatto", come recita lo spot, non se n'è accorto. Non se ne sono accorti i responsabili della scuola, gli assessori, i consiglieri, gli impiegati, i vigili urbani, i carabinieri, gli illustri dirigenti del sindacato che lotta per la sicurezza nel lavoro, e tutti gli altri, uomini di cultura, poeti, eroi, santi e navigatori, di passaggio.
Non è dato sapere se esistessero "canto" e "musica popolare" nella "Calabria magno-greca". Di sicuro, oggi, in questo lembo di Calabria, nel paese dove si inaugurano (e poi si chiudono) presunti centri di presunta protezione civile, una vergogna come questa è possibile. Anzi è normale. Sotto gli occhi, tra le orecchie, davanti alle bocche, cucite, di tutti. C'è un sacco di "memoria etnografica" a cui pensare, per preoccuparsi di guardare il presente. 

lunedì 28 dicembre 2009

I conti dei baroni...ovvero: cosa chiedere quando verranno a chiedervi il voto



"...In questi anni, tra molti passi in avanti, è maturata anche una novità di segno invece regressivo. Il termine privacy viene spesso utilizzato e brandito in modo strumentale per rifiutare la necessaria trasparenza in particolare delle amministrazioni pubbliche. Qualcuno chiede di conoscere gli stipendi pubblici o gli emolumenti di rappresentanti istituzionali? “Non si può perché c’è la privacy”. Si chiede di conoscere i nomi degli azionisti di una società? “Coperti dalla privacy”. [...]  Ovviamente in quasi nessuno di questi (e di molti altri) casi il richiamo alla tutela della riservatezza ha il minimo fondamento."
(Privacy e giornalismo, a cura del Garante per la protezione dei dati personali, II edizione aggiornata, pag. 44)
Se anche il Garante, dal suo punto di vista, sostiene tutto questo, allora non era tanto campata in aria la sfida (non raccolta) che ho lanciato, a suo tempo, sul Foglio di Militanza Comunista. Rileggiamola insieme perché forse contiene tante buone domande, che ciascuno può rivolgere innanzitutto a se stesso prima di scegliere come votare (se può permettersi il lusso di scegliere), a chi vuole essere votato, ma soprattutto a chi, dopo trent'anni, ancora vuole essere votato:

"[...] Voglio perciò fare [...] una di quelle proposte sulle regole del gioco che dovrebbero trovare facilmente d’accordo tutti. Propongo cioè di stabilire, come regola condivisa e irrinunciabile, che chi ha ricoperto, attualmente ricopre, o si candida a ricoprire ruoli pubblici e di responsabilità nella nostra comunità, debba certificare e dichiarare per iscritto:                                                                             1) L’esatto ammontare del proprio reddito mensile ed annuo, personale e per nucleo familiare, da qualunque fonte i redditi derivino, compresa ogni utile informazione sui beni immobili e sulle somme accantonate e/o investite;                                           2) Il percorso della propria carriera politica con l’indicazione esatta, secondo l’ordine cronologico, dei partiti e/o movimenti di cui si è fatto parte, nonché delle poltrone occupate a livello locale, comprensoriale, provinciale, regionale, comprese, oltre a quelle "istituzionali”, anche le poltrone per incarichi di partito a livello locale, comprensoriale, provinciale, regionale e nazionale; il tutto completato dall’esatta indicazione dell’ammontare delle rispettive gratifiche, stipendi, indennità, rimborsi, gettoni, buoni spesa e altro;                                                                                                        3) la partecipazione in consigli d’amministrazione o una qualsiasi qualità di socio in banche, aziende, società, associazioni, organizzazioni, unioni, fondazioni, gruppi, commissioni, progetti, ecc. con rispettivi compensi, rimborsi, detrazioni, o utili in chiaro; 4) Il proprio percorso professionale, compresa la certificazione che non ci sono stati "aiuti" in concorsi, nomine, graduatorie, assunzioni, promozioni e trasferimenti.                                               Questo metodo contiene in sé tre buone ragioni: prima di tutto una ragione di trasparenza che, a parole, vi dovrebbe stare molto a cuore; in secondo luogo, impedirebbe agli unici veri sultani di questo disgraziato paese di distribuire a loro piacimento beatificazioni e scomuniche. Terzo, ma non ultimo, consentirebbe a tutte quelle persone normali che non arrivano a fine mese, di regolarsi meglio, e in concreto, su chi li difende e chi li rappresenta [...]" 
(Pasquale Cosentino, FMC, 23 aprile 2007)


mercoledì 16 dicembre 2009

Un paese pacificato e tranquillo...



lunedì 14 dicembre 2009

L'Offensore Civico. Ovvero: dell'indennità di 'finzione'


Il Difensore Civico svolge il ruolo di garante dell’imparzialità e del buon andamento dell’Amministrazione Comunale a tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini. Segnala, di propria iniziativa, o su istanza, abusi, carenze, ritardi e disfunzioni dell’Amministrazione. Può chiedere notizie, documenti e convocare i dipendenti, accede agli atti dell’Amministrazione senza che possa essergli opposto il segreto, può sollecitare il riesame di atti o provvedimenti dell’Amministrazione viziati o irregolari. Ha il potere di stimolo dell’azione disciplinare nei confronti del responsabile del servizio per omissione, rifiuto e ritardo. Il Difensore Civico deve inoltre vigilare affinché a tutti i cittadini siano riconosciuti i medesimi diritti. Deve garantire il proprio interessamento a vantaggio di chiunque si rivolga a lui, ed essere disponibile per il pubblico nel suo ufficio almeno un giorno alla settimana. Presta giuramento di adempiere al mandato ricevuto nell’interesse dei cittadini e nel rispetto della legge. Rimane in carica 5 anni ed è rieleggibile una volta. Ha sede e ufficio presso la casa Comunale e si avvale di personale e mezzi dell’Amministrazione. Al Difensore Civico è corrisposta un’indennità di funzione il cui importo è determinato annualmente dal Consiglio Comunale. Presenta ogni anno, entro il 31 gennaio, la relazione relativa all'attività svolta nell'anno precedente, illustrando i casi seguiti, le disfunzioni, i ritardi e le illegittimità riscontrate e formulando i suggerimenti che ritiene più opportuni allo scopo di eliminarli. La relazione deve essere affissa all'albo pretorio, trasmessa e discussa entro 30 giorni in Consiglio comunale...ecc. ecc.
Così recita il regolamento comunale, e le leggi da cui è stato scopiazzato. Più originali e andreolesi, invece, sono i dettagli reali di questa piccola storia:
Dal 1995 al 2000, mentre si cercava di ricostruire il ricostruibile, sul Foglio di Militanza Comunista si condusse, con la consueta strategia fatta di slogan e di populismo, puntualmente aliena da ogni seria analisi dei bisogni reali (in altri post se ne forniscono illuminanti esempi), un'assordante campagna per la nomina di un difensore civico.
Ad aprile del 2000, ridivenuti maggioranza proprio quei sostenitori di tale basilare obiettivo, il difensore civico cadde nel dimenticatoio. Ovviamente i nuovi vincitori, portatori del sol dell'avvenire, non avevano certo bisogno di qualcuno che ne controllasse "abusi, carenze, ritardi", ecc. Senonché, passati 4 anni, l'opposizione di allora, su "Parrasuni", prese a ironizzare. Così apparve il Difensore Civico, il 16 marzo del 2004, giusto in tempo, in teoria, per fare almeno una relazione prima delle nuove elezioni. Avevano già scelto il loro candidato e lo comunicarono alla minoranza un attimo prima del voto. Civitas fece gli auguri e si astenne. Fu nominata la dott.ssa Manuela Palamara, andreolese d'origine ma, sostanzialmente, sconosciuta (eccetto che per gli amministratori), in un paese per lei sconosciuto.
Una sera la invitarono a bere un caffé nel mio "Bagdad Café". Mi presentai, le mostrai delle carte e le chiesi se non ritenesse di dover approfondire. Mi rispose candida: "non sono molto informata sulle cose del paese, sono qui solo di passaggio". E difatti non viveva in paese. Avrei voluto dirle: "e allora come cazzo fai a fare il Difensore Civico"? Eppure quella volta, con quella ragazza, non volli infierire. Il suo ufficio è poi svanito nel nulla, così com'era arrivato, senza ragioni e senza spiegazioni.
Le domande che invece rimangono in piedi, mi sembrano, nell'ordine, le seguenti:
  1. Serve, è mai servito, il Difensore Civico, in un comune piccolo come il nostro, o basterebbero amministratori intellettualmente onesti, trasparenti, e di buon senso?
  2. Perchè, e come, fu scelta una ragazza che non viveva e non aveva (giustamente) intenzione di vivere in paese?
  3. A quanto ammonta l'onorario, l'indennità di funzione, complessivamente percepito dalla dott.ssa Palamara?
  4. La dott.ssa Palamara ha mai seguito un caso, e risolto o affrontato una sola questione?
  5. Esistono in archivio, sono state affisse e discusse le relazioni annuali che le norme prescrivono?
Questa piccola storia, come quella dei celeberrimi sportelli “famiglia” e “servizi sociali”, e altre ancora più gravi, si mostra chiaramente per quello che è: un giochino demagogico e clientelare, condotto, ovviamente, sulle spalle degli andreolesi. Che subiscono il danno (la mancata soluzione dei problemi veri) e devono anche pagarsi la beffa. Come ebbero a scrivere gli stessi rifondatori del comunismo andreolese: "un teatrino...con tanto di burattini, burattinai, e pubblico pagante...costretto a fingere di divertirsi davvero..." (FMC 28.06.98, p.5)

domenica 13 dicembre 2009

Visita medica? Prenotala in (un altro) comune!


"Visita medica? Prenotala al Comune. Per prenotare una visita specialistica oggi non hai più bisogno di viaggiare. Con Cat@Hospital, se abiti in provincia di Catanzaro, basta esibire negli uffici del tuo comune di residenza l'impegnativa del tuo medico curante. Subito un addetto ti preciserà i tempi d'attesa previsti nelle strutture sanitarie di tutta la provincia e prenoterà la tua visita dove preferisci. In pochi minuti, senza spostamenti, senza attese, e senza alcuna spesa..."
Questo annuncia, da tempo, un sito della Provincia (http://www.catahospital.it/), che per altro riporta, oltre a quello delle farmacie private,  l'elenco dei comuni con il servizio attivo (http://www.catahospital.it/ELENCO_COMUNI.pdf).
Basta cliccare per accorgersi che c'è San Sostene, c'è Isca, Davoli, Badolato, e naturalmente tutti gli altri. Indovinate qual'è il paese dove in municipio hanno ben altro da fare?

"I progetti predisposti...stanno mutando profondamente il rapporto Comune-Cittadino. ci riferiamo al progetto di e-governament Panta Rei...ai servizi del Catasto, al Protocollo Informatico...al servizio on-line di Cat-Hospital, che consentirà le prenotazioni ospedaliere direttamente dal nostro Comune..."  (Primavera Andreolese, programma elettorale 2005, p.2)

mercoledì 30 settembre 2009

Un mare di merda...



"Depuratori, Isca e Badolato protestano", scriveva "Il Domani" a marzo del 2007. Sant'Andrea, terzo comune "servito" da quel depuratore, non aveva ragione di protestare. Qualche mese dopo, passata l'ennesima estate di merda, lo stesso quotidiano registrava la lagnanza di Pierfrancesco Mirarchi, sindaco di Isca: "Noi e Badolato abbiamo già messo a disposizione i fondi. Con Sant'Andrea è difficile dialogare". Maurizio Lijoi, non si sa se davanti al giornale o davanti a uno specchio, reagiva così: "La dobbiamo finire con i proclami!".("Il Domani", 12 gennaio 2008).
Difatti egli aveva già spiegato da tempo, e avrebbe di nuovo chiarito in futuro, quale era la reale dimensione del problema. Ricordiamoci come:

"...Nel nostro mare...non c'è assolutamente nessun inquinamento. L'ASL e la Prefettura hanno assicurato, dopo un prelievo, che si tratta di terriccio proveniente dai lavori del porto di Badolato..." (Comizio in piazza Castello, 20 luglio 2002 ore 21.00);

"...Non c'è assolutamente nessun inquinamento: la colpa è delle creme solari..." (commentato sul blog andreolese "spiaggiadisantandrea" il 3 settembre 2009, riprendendo la notizia dalla stampa locale dei giorni precedenti).

domenica 19 luglio 2009

documenti: L'immacolata narrazione


Leggo sul n. 24 di Elpis del 12 aprile scorso, alle pagg. 22-23, un articolo del mio amico e cugino Armando Vitale, intitolato “Addio Pignari”...“simbolo rappresentativo”, “oggetto di culto”, e ora di rimpianto.

Fin da subito si può osservare, volendo, uno dei sintomi meno equivocabili di una condizione “terminale”, in qualsiasi contesto socioculturale, che è proprio la proliferazione degli “oggetti di culto”. Ma, a parte questo, afferma l'articolo: “...bisognava pensarci prima...la loro sofferenza era evidente...Ma chi doveva pensarci?” E qui, Armando, scrivendo “le amministrazioni comunali che si sono avvicendate nell'ultimo trentennio”, scommette sul fatto che nessuno si accorgerà che sta truccando la risposta. Non solo perché sottrae se stesso a un vaglio cui vorrebbe sottoporre indistintamente tutti gli altri, ma soprattutto perché ricade di nuovo nella tentazione più tipica della sottocultura andreolese: il vezzo perseverante di pontificare, rigorosamente quando ormai è troppo tardi, seguendo uno schemino prestampato, che dovrebbe andar bene per tutti e, soprattutto, evitare di disturbare coloro che, notoriamente, non gradiscono di essere disturbati.

Purtroppo, però, la storia - sia quella grande, sia quella minuscola data a intendere per grande - non solo non offre “nascondigli”, ma neppure ha nulla a che fare con le “buone maniere”, con le cautele “diplomatiche”, le accortezze “strategiche”, e le precauzioni “ecumeniche”. Soprattutto se queste “virtù” sono esercitate con malizia politica, e se chi decide di parlare, scrivere o rendere una testimonianza, lo fa solo dopo aver attentamente valutato chi sono i suoi potenziali “bersagli”, e quanto deve essere stimata pericolosa, sulla base delle esperienze passate, una loro eventuale reazione.

“Chi doveva pensarci, e quando”? Forse intanto lui (giacché la sofferenza delle due piante “era evidente”) che non credo abbia avuto meno tempo degli altri, nell'ultimo trentennio, per cicalare su questioni politiche locali. E' molto facile, infatti, chiedere ad Armando perché non ha scritto un articolo sull’argomento un paio d’anni prima. Così come è facile rammentargli due o tre passaggi, sul tema specifico, di quella storia che egli continua a scambiare con filastrocche languide e ingenue, sulle quali la censura del regime non ha motivo di abbattersi.

Intanto i Pignari, “simbolo rappresentativo”, non erano nemmeno di proprietà del comune. Fu l'amministrazione Cosentino ad acquistarli, dalla famiglia Peltrone-Ricci, e poi a potarli, rivolgendosi (pagando) al più esperto che si potesse trovare in circolazione in quel momento. Furono poi eliminati gli eucalipti (che forse adesso stanno ricrescendo...anzi ricordo anche le lamentele di qualche “comunista da ombrellone” a proposito del taglio degli eucalipti...) e si decise di far finalmente eseguire il progetto esistente per quell'area, visto che i tecnici incaricati la parcella (altro tipico “oggetto di culto”, laico e religioso, locale) l'avevano già incassata.

Sarebbe necessario, a questo punto, aprire una parentesi – sempre con la dovuta precisione rispetto a nomi e cronologia – e tornare di nuovo al discorso sul dissesto, sulle sue premesse e sulla sua gestione. Su come, tanto per esaminare adesso solo questo aspetto, venissero assegnati incarichi di progettazione allegramente, a cazzo di cane, anche se non c'era ormai più una lira, anche se i lavori non si sarebbero poi fatti. E queste parcelle, a differenza di tanti altri debiti incredibili e gravosi, non sfuggirono all'inserimento nella massa passiva. In altre parole, quelle carte non furono soltanto - irresponsabilmente - dimenticate o trascurate. Furono guardate con i soliti occhi, e con la solita logica: le necessità e le urgenze delle tre caste! L'analisi di un pezzo di storia andreolese drammaticamente concreto e reale come il dissesto, nel suo essere stato il momento cruciale del passaggio da una comunità arretrata ma ancora fornita di discrete possibilità, a una comunità in progressivo e inarrestabile declino, e nel suo essere quindi una calamità per il popolo (che vota) e un colpo di fortuna per i furbetti del paesino (che si fanno votare), è potenzialmente ricchissima di informazioni utili per capire tante altre cose della nostra situazione attuale. Non deve essere perciò casuale la cecità selettiva dei liberi docenti di storia andreolese, e la loro insistenza su frivolezze ripetitive e vuote. Peraltro noi questo discorso lo abbiamo ripreso varie volte (l'ultima volta sul blog di Emanuele Codispoti) e, certamente, non mancheranno altre occasioni in futuro: è in queste cose infatti – non nelle filastrocche circolari dei riti e dei miti fondativi del niente – che la ripetizione giova.

Ma torniamo ai Pignari. Se quel lavoro fu eseguito bene o male, se permangono zone d'ombra o lati oscuri nella sua esecuzione, se fu completato o se dopo 9 anni non si è ancora riusciti ad eliminare nemmeno i pali doppi della luce, così come per sapere se è vera o no quella storia del diserbante, o per l'esibizione di qualsiasi documento che attesti che è stato richiesto un consulto a uno o più esperti, o esperito un qualsiasi estremo tentativo al capezzale del moribondo, non dovrebbe essere disagevole rivolgersi all'attuale sindaco, che governa da nove anni e che era uno dei tecnici incaricati per il lavoro ai “pignari”. Per il resto, idee, proposte, proteste, solleciti o denunce si fanno, con serietà, con sacrosanta ma non ecumenica indignazione, e senza false preoccupazioni o ambiguità.

Come si spiega allora questa svista di Armando? Si spiega, e si capisce, a mio avviso, solo se si è disposti a prendere atto di un fenomeno da tempo sotto gli occhi di tutti in questo paese. La pretesa di scriverne o di riscriverne la storia secondo linee precise, funzionali alle esigenze e ai desideri di determinate caste, gruppi e famiglie. Un gioco abbastanza deprimente e volgare, condotto sulla scacchiera di una memoria addomesticata, con caselle bianche di episodi edificanti da enfatizzare e caselle nere di episodi oscuri da insinuare, essendo rigorosamente, ed esclusivamente, a carico degli eroi nominati i primi, e dei reietti designati i secondi. Questo orientamento costante e strisciante, persino troppo sfacciato, sarebbe manifesto e palese per tutti (basta dare uno sguardo alla toponomastica, o alle targhe, alle beatificazioni civili e religiose, agli autoproclamati sommi sacerdoti che le organizzano e le attestano con il proprio imprimatur quali fatti fondanti, ai luoghi comuni che si impongono come feticci), se gli andreolesi avessero ancora un briciolo di capacità di vedere. Viceversa alla generale miopia, e a tanto ottenebramento, assieme alla religione del servilismo, dell'opportunismo, e della paura, Elpis contribuisce largamente, fosse pure in ottima fede, con il suo essere divulgazione che non solo non disturba i maggiorenti del paese, ma, al contrario, li aiuta a divertire, commuovere e distrarre il popolo, condizione resa sempre più evidente dalla sua stessa esistenza non ostacolata in un paese altrimenti “blindato” (taci! Il nemico ti ascolta). Va da sé che scrivere la “storia” in questo modo, in linea con gli interessi-desideri di una casta, non solo produce una storia falsa, ma soprattutto favorisce, come effetto collaterale, una sorta di rapimento mistico per un passato fine a se stesso, da non convertire mai in conoscenza, da contemplare liberi dal peso di doverlo interrogare per eliminare oscurità, fantasmi, e servitù che ancora abbiamo sulle spalle. In altre parole: un passato che non serve a nessuno, se non a coloro che non avendo mai avuto il problema di sentir suonare mezzogiorno, possono dedicarsi alla propria apoteosi e ai propri giochi di ruolo e di potere, gratificanti e vantaggiosi. Con il preciso interesse che tutto si conservi così come sembra essere sempre stato. Fino alla fine, ormai vicina.
Così si spiega anche l'insistenza e l'enfasi sul dialetto, “lingua chiusa, povera e insicura” - come spiegano da sempre fior di studiosi e di recente quelli dell'Università di Milano cui appartiene questo corsivo - “che si vieta di oltrepassare i confini del luogo comune perché nella ricchezza e nella complessità del mondo teme di snaturarsi e morire...adatta all'iterazione di ogni filastrocca che voglia essere rumorosa quanto le è necessario per nascondere la propria insignificanza, la propria acquietante e servile semplificazione del mondo...”

Usando le stesse tracce logiche non è difficile comprendere perché un'argomentazione del tenore di questa mia viene immediatamente considerata “politica”, mentre non si vuole capire che accarezzare la nostra triste realtà solo nel senso del pelo, e dire solo ciò che può essere tollerato e non ciò che deve essere detto, è politica tout court, anche se politica deteriore e rovesciata, rovesciata come tutte le istanze dello spirito in questo paese.

Ma torniamo a noi, e all'articolo in questione: scrivere “gli amministratori”, fissare la cronologia con un generico “nell’ultimo trentennio”, significa non volersi assumere la responsabilità di dire un bel niente. Rispetto alla politica, il volgo ha certo bisogno di credere che “tutti sono uguali” per poter rimanere tranquillo nella sua colpevole inerzia, per poter continuare a credere che sia inevitabile che le solite eminenze grigie confezionino a tavolino il (loro) futuro. Ma gli amministratori hanno un volto, per ogni periodo, un nome e un cognome, un bilancio personale da presentare. Ogni attività umana, e ogni umana relazione, persino a Sant’Andrea, si basa sulla responsabilità, che è individuale come un carico penale. Ognuno si assume le proprie, quando parla, quando scrive, quando agisce, come persona, come singolo, come amministratore, come cittadino, come coniuge, come lavoratore, come genitore, ecc. Ogni deresponsabilizzazione è una truffa, verso se stessi e verso gli altri. Non è il destino, non è Dio, non sono le consuetudini e le abitudini che scrivono la storia, piccola e grande. Le generalizzazioni, accompagnate dalle filastrocche, servono alle sottoculture assolutorie. Quando non si può individuare il comodo capro espiatorio, allora bisogna pareggiare la partita: tutti diventano responsabili, perché nessuno sia responsabile.

Ma c'è di più: l'infelice espressione “in tutt'altre faccende affaccendate”, con leggerezza riferita alle amministrazioni dell'ultimo trentennio, è semplicemente ingiuriosa nei confronti di tutti quelli che hanno impegnato gratuitamente parte della propria vita, tra mille ostacoli, per cercare di dare un'occasione a questo paese, che si ritrovano allegramente accomunati e associati a chi, ormai da più generazioni, si tramanda posizioni di privilegio e di tornaconto. Possiamo fare una banca dati - se Armando ha voglia di fare un po' di storia locale seria - senza trucchi, con i nomi e i cognomi dell'ultimo trentennio e oltre, e verificare, nome per nome, in quale “faccenda” ciascuno è stato affaccendato: chi ha provocato i disastri finanziari e chi li ha ricuciti; chi ha fronteggiato ogni difficoltà e chi è scappato un attimo prima del diluvio; chi ha fatto politica dopo il lavoro e chi di politica ha sempre vissuto; chi si è battuto per ciò che era giusto, contro ogni convenienza e interesse forte, e chi si è riempito la bocca (e il proprio conto in banca) con i frasari della politica politicante; chi ha speso la propria esistenza per gli altri e chi ha edificato il proprio mausoleo; chi ha cercato di lavorare per la gente e chi alla gente lo ha sempre messo in quel posto, indipendentemente da quanto la gente può aver compreso di tutto questo. Magari cominciando col pubblicare su Elpis, in luogo dei resoconti del rimpianto tardivo e della memoria struggente, quelle lettere e quei documenti che raccontano, su alcune faccende particolari, l'altra parte della storia, quella da occultare. Documenti che Armando possiede da tempo, ma che tiene ben nascosti, senza scrupolo che non ”resti memoria negli annali della storia di Sant'Andrea” come viceversa scrive (ultimo capoverso) quando sta facendo storia per finta, e senza aver mai spiegato chi gli ha concesso il privilegio di stabilire quello che la gente normale deve o non deve sapere.

Mentre, avvicinando lo sguardo, potrei suggerire ad Armando (oltre a un prossimo articolo che potrebbe riguardare, invece di un solo pino, le migliaia di ulivi secolari di Taverna e Unusa, sempre perché ”resti memoria” ecc. ecc...) anche un argomento su cui insistere in chiave di prevenzione, per evitargli l'imbarazzo di dover pontificare qualora fosse troppo tardi: l'allora minoranza di Civitas, dopo il crollo di una scuola elementare e la morte di 21 bambini in Molise, aveva invitato il sindaco a dare incarico per il monitoraggio delle scuole. Centinaia di comuni si erano attivati in tempo utile per ottenere a riguardo i contributi disponibili ai sensi della Legge 289/02. La richiesta di Civitas fatta a voce in un Consiglio comunale, per iscritto nel 2002, e ribadita con un ulteriore interrogazione dopo due anni, ottenne dal sindaco le sue solite quattro risate, e nessuna risposta sui contributi, che, evidentemente, non si è ricordato di chiedere. Questa storia è raccontata nel dettaglio in Parrasuni del 30 ottobre 2004, p. 7. Ebbene, dopo altri cinque anni, dopo il terremoto dell'Abruzzo, a Sant’Andrea si scopre che è pericolante il tetto della ex scuola materna (oggi scuola media) che fino a pochi giorni fa era regolarmente frequentata, anche se risultano spesi da poco, proprio su quel tetto, almeno quei duecento milioni (perso il resto) ereditati dall'amministrazione precedente. Ma c'è di più: nella vecchia scuola media, ormai ridotta ad ammasso di lamiere arrugginite e vetri rotti, abbandonata come scuola perché inagibile, i ragazzi hanno accesso e giocano tutti i giorni; i fondi dell'alluvione sono stati in gran parte utilizzati per collocare arredo urbano (scale, rivestimenti, stradelle, recinzioni, aiuole, piazzette, pavimentazioni, lampioni) secondo un criterio di cui avrà beneficiato qualche privato, ma non la messa in sicurezza dell'intero paese; non esiste una vera, qualificata struttura, nè un Piano comunale (credo obbligatorio) di protezione civile, a dispetto di ogni parata e inaugurazione di sede. E se qualcuno, nel nostro territorio ad altissimo rischio – il vostro Dio non voglia - si facesse male per una di queste cose? Diremmo tutti che lo sapevamo, che “era evidente”? La responsabilità sarebbe degli amministratori “dell'ultimo trentennio”?

La verità è che dopo il nulla urlante, arrogante, spartitorio, e ricattatorio, dei primi cinque anni di Primavera Andreolese, le occasioni perse, il tessuto sociale mortificato, le scuole che chiudono, nel silenzio, una dopo l'altra (dalla materna al professionale), venne diffusa ad arte, tra il volgo osservante e obbediente, la favoletta della “ripresa”, del “ritorno” a uno slancio che non c'era mai stato. E scadranno, il prossimo anno, altri cinque anni di nulla urlante, arrogante, spartitorio, e ricattatorio. Con l'aggravante, rispetto al primo quinquennio, che non c'è nessuna opposizione disposta almeno ad aprire gli occhi, a raccontare. Tra i disastri di questi cinque anni c'è la morte del pino. Per overdose di diserbante, per negligenza e dappocaggine amministrativa, oppure per semplice non aver voluto tentare quello che si tenta con ogni malato: la consultazione di un esperto, che sarebbe costato la metà di una delle tante feste della Congrega del Rosario. Qualcuno qua e là lo ha segnalato. Per ristabilire l'ordine dell'informazione di regime ci voleva Elpis, ed Armando, uomo di centro, ex di Civitas, a distribuire le colpe un po' a tutti e quindi a nessuno. E invece la morte del pino rimane una delle tante (e nemmeno la più grave) responsabilità esclusiva di Primavera Andreolese, e dei suoi impuniti colonnelli. La storia, con Elpis o senza, è questa.

Sant'Andrea non è allo sbando perché è crollato, questa volta, un albero. Sant'Andrea è morto - è diventato un formicaio indiscutibilmente comune e concorde, sovraffollato di storie assurde che basta ripetere sempre uguali e abbastanza a lungo perché tutti si convincano che sono vere e giuste - perché è morta da tempo la capacità di vedere le cose e giudicarle secondo la logica evangelica del sì quando è sì, e del no quando è no. Nessun pifferaio magico, nessun falso profeta, nessuna festa e nessuna ciaramella, nessuna rievocazione consolatoria, nessuna miseria narrativa odorosa di potere, può salvarlo, tra un funerale e l'altro. Tutte queste cose, al contrario, certificano e aggravano la fase terminale di una malattia senza rimedio. I più nemmeno si rendono conto della situazione, o la vivono come normale. Alcuni vengono solo per una decina di giorni, a fare un bagno, se trovano ancora un pezzo di spiaggia libera e se il depuratore lo permette, e quindi non possono capire. Altri, stanziali, si preoccupano dei favori clientelari che possono ricevere. I rimanenti se ne vanno, pur di allontanarsi da un ambiente in cui non sono possibili che atti di fedeltà credula e servile.

Sartre denunciava, più di mezzo secolo fa, le culture irrigidite e pietrificate, nelle quali emerge la pretesa di adeguare a priori la realtà a uno schema dottrinale, la violenza sulla verità e sull'esperienza concreta, il servilismo che trascura i particolari imbarazzanti e semplifica grossolanamente i dati. Chiamava tutto questo “stalinismo” e “catechismo”. A Sant'Andrea siamo fermi lì, agli anni 50, allo stalinismo e al catechismo, meglio ancora se alleati. Certo, nella loro versione caricaturale, di paese. Ma ha comunque un sapore sottilmente beffardo, amarognolo, considerare che “Elpis” (meglio: Elpìs) in greco significa “speranza”. Chi vive sperando – afferma il protagonista di “Mediterraneo”, capolavoro premio Oscar di Salvatores – muore cacando.